Mimesis, Milano 2023, 181 pp.
Tra le righe del saggio sull’Unheimlich è facile perdersi: nella sua incisiva brevità, il testo si presenta come un labirinto psichico dove ciò che è intimo diventa spaesante e lo spaesante acquisisce un’aria di famiglia. Si potrebbe riferire questa immagine alla psicoanalisi tout court, tenendo conto che essa disvela la natura tormentata di un Io che non si “sente a casa”, al sicuro, nemmeno rispetto alla sua vita interiore. Invece, in queste pagine la sfida di Freud è un’altra: non si tratta tanto di applicare o di estendere il concetto di spaesante, ma di circoscriverlo il più possibile, distinguendolo dall’angoscia e da altre forme di disagio che pure vengono convocate in ambito psicoanalitico. Qual è la specificità del sentimento che si prova di fronte a strane coincidenze, bizzarre simmetrie, impreviste casualità? Da dove si genera la sensazione di inquietante spaesamento? E poi: perché lo spaesante ha a che vedere con l’arte, la letteratura, l’estetica? Al pubblico italiano viene offerta l’opportunità di rinnovare il confronto con un grande classico della psicoanalisi e della cultura contemporanea, in una nuova e originale traduzione.