contributo per l’agenda Loescher 24/25
“Le competenze tecniche mi servono per imparare a pagare le bollette e fare un bilancio aziendale; la filosofia, l’italiano, il greco non mi insegnano niente di utile”. L’altro giorno la studentessa che se ne è uscita con questa dichiarazione sembrava essere molto soddisfatta della scelta scolastica che ha compiuto e io sono stata felice di essere spettatrice della sua risolutezza. Se l’avessi seguita nella fase dell’orientamento scolastico, le avrei comunque dato qualche elemento in più per metterla nella condizione migliore di fare la sua valutazione. Le avrei detto, per esempio, che è verosimile che tra poco basterà chiedere a qualche bot di pagare la bolletta perché il compito sia eseguito (a dire il vero, ai pagamenti automatici ci hanno già pensato le banche, da un bel po’…). Viceversa, siamo sicuri che le Intelligenze artificiali che affiancheranno le nostre attività riusciranno a eseguire correttamente i compiti che affideremo loro, se non saremo in grado di definire in modo sintatticamente coerente i comandi da impartire? L’attivazione delle abilità logiche che permette la Filosofia, la costruzione della frase che apprendiamo con lo studio dell’Italiano e l’attenzione al dettaglio alla quale ci abitua lo studio di una lingua antica come il Greco non sono abilità così oziose e nel prossimo futuro potrebbero tornare a “servire” quanto capacità più esplicitamente pratiche.
Orientarsi nel mondo contemporaneo per uno studente o una studentessa che ad esso si affaccia non significa seguire la strada principale, quella segnata e già battuta. Per questo non sarebbe necessaria alcuna bussola. L’operazione che a più riprese i giovani sono chiamati a compiere consiste nel costruire il proprio cammino a partire dai segni che, attorno a noi, ci appaiono più significativi. Viviamo in una foresta piena di stimoli e di elementi che sono tutti potenzialmente importanti: orientarsi in essa vuol dire selezionare quelli che ci colpiscono di più e costruire con essi il nostro sentiero. Non si tratta mai di raggiungere una meta, perché gli obiettivi sono innumerevoli e ugualmente incalcolabili i modi per raggiungerli. Piuttosto, possiamo coltivare la speranza di far trovare a ciascuno le sue coordinate, il suo posto unico nel mondo.